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“MALANOVA” e la mappa etnico-folkloristica

       Pensa la festosa vendemmia di un tempo durante la quale grappoli di uva di vischioso mosto vengono tagliati da garrule contadinelle e, messi prima nelle ceste di vimini e poi nei barili di legno odoroso, sono portati da carri o carretti trainati da animali, al palmento per essere pigiati coi piedi.
       Pensa una solare mietitura a mano di fieno, di grano o di altro, un tempo, durante la quale al contadino ride l’occhio mentre la lucertola o altri animali, non più al riparo, scappano, facendo trasalire i mietitori che smettono di cantare e chiedono acqua fresca o amabile vinello, nel trasudato fiasco di terracotta già portato dalla premurosa contadina dalla sua rustica dimora.
Pensa di sentire provenire dal tempo antico il canto del carrettiere, del bifolco, dello zappatore o di altri sotto il solleone, mentre la cicala frinisce tra i rami dai penduli frutti e il libero pollame starnazza sull’aia, con le ali aperte per la calura dell’estivo solstizio.
       Pensa i ritmi esistenziali del mondo rurale, quando la vita dell’uomo si snoda in genere sugli spuntoni del dolore, della miseria, dell’impagata fatica, dello sfruttamento e delle angherie padronali, lenite da un forte spirito di sopportazione che sfocia nell’atavica concezione di un fatalismo improntato all’espressione “Lassamu fari ‘a vuluntà ‘i Diu”.
       Se pensi questo e altro di simile genere, ascolta, allora, i canti e i suoni ora gioiosi ora dolenti e malinconici del gruppo di musica “Malanova”, i cui cmponenti riescono a (ri)creare magiche atmosfere di vibrante poesia e conducono alle radici degli usi, dei costumi e delle tradizioni di un popolo. Ciò consente di sentire aleggiare l’anima, la voce, la parola dialettale, insomma la vita di “Zu’ Petru”, di “Za’ Ciccia”, di “Zu’ Cola”, di “Gna’ Tuzza”, di “Gna’ Tana” e di quant’altre figure popolari la cui storia umana, perduta nel gorgo del tempo, non è conosciuta dalla giovani generazioni.
        Il gruppo di musica “Malanova” , già addentratosi nelle antiche pieghe dello spirito del popolo, persevera con pertinacia nella ricerca e nel recupero della memoria, i cui canti, le cui parole vibrano come foglie al vento più o meno leggero e recano amori, gelosie, rabbie e quant’altri sentimenti o valori più o meno positivi. I giovani componenti del gruppo etnico “Malanova” sono interpreti, quindi, che riuescono a produrre e proporre magie di ritmi serrati come gabbie, compatti come siepi, armonici e musicali come ventri di chitarre, sapendo essere confidenziali come innamorati, piacevolmente sonori come cascatelle d’acqua, magnetico come gelsomini notturni.
       Si possono così (ri)vivere, ascoltandoli, momenti di autentica cultura etnico-folkloristica, la cui mappa merita sempre una più interessata lettura da parte di chi ama veramente le radici del popolo cui appartiene per meglio capire e apprezzare il proprio presente.

Giuseppe ANANIA

(Giuseppe Anania è poeta e studioso delle tradizioni popolari siciliane)


 




 

 

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