LA VITA DI UN PAESE IN 24 ORE, 7 NOTE, 13 RACCONTI
E TANTA MUSICA
I Malanova e la loro musica in una nuova raccolta di brani che scandisce il fattore temporale sopra un contesto di spazio certo definito eppure fluido, che conduce dalla originaria Valle del Mela, nucleo di identità forte delle tradizioni da conservare per non perdere il se stessi della cultura che caratterizza i popoli, a tutta una Sicilia permeata di autenticità molteplici, e oltre e oltre ancora, la musica esperanto del mondo, mentre il tempo è uno scorrere di ore che parte dal buio che precede l’alba e, attraversando la giornata, arriva al buio della notte piena.
Fra questi confini, in una enclave della memoria popolata da stereotipi affettivi, persone-personaggi scorrono lungo i tredici brani della raccolta in bilico fra tradizione e modernità, le situazioni che hanno sapore di atavico calate dentro il fluire delle note che invece trasporta lontano percorrendo costruzioni musicali dalle sonorità molteplici, espansioni colte e non contaminazioni.
Musicisti di assoluto rilievo, questi Malanova, che mescolano istinto e conoscenza, emotività creativa e tecnica, l’ironia delle parole dei testi tutti originali unita alla corposità intellettuale del succedersi delle note, in arrangiamenti di elevata raffinatezza caratterizzati da una ricerca espressiva che li distingue nel mondo sì fortunatamente affollato, ma a volte troppo scontato della musica etnica. Più le voci: accattivante e composta quella di Pietro Mendolia, melodicamente strutturata nel garbo affabulatorio quella di Peppe Burrascano, straordinaria e ricca di pathos e fermenti l’altra, di Saba (Sabina Maiorana), strega e stregante, voce bella come poche se ne sentono.
In questo piccolo condensato di realtà onirica la Valle del Mela pulsa di vita, dalle colline al mare, le grida dei venditori del mercato del pesce e i bisbigli maligni senza malignità delle comari, scandendo situazioni ora liete e ora tribolate, e attraversa le paure notturne dei bambini, le chiacchiere di chi sa solo chiacchierare, e il sognare di chi possiede ormai solo i propri sogni, la vita agli altri, e qua Saba è più strega che mai e regala emozioni da brivido.
Che altro? Questi musicisti recano con sé il seme prezioso di un ideale che vuole confermare la fierezza identificativa, per sfondare i confini dell’opaco di un mondo sempre più spesso privo di senso, e portarli, convincenti perché convinti, nell’orizzonte che fonde terre e mari e genti e anime.
Giovanni Chiara