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Giovanni Chiara
Giovanni Chiara,
nato a Milano, è scrittore, autore teatrale e pittore. Ha pubblicato
i romanzi Lido foce, L’agghiaccio (Premio Bagutta 2000) e Specchio
a settembre. I suoi libri sono stati tradotti in francese, olandese,
portoghese e tedesco. Nella sola Olanda ha inoltre pubblicato il romanzo
Glaucus.
Suoi racconti sono presenti nelle raccolte di autori vari All that
jazz e Ticket to write. Nel 2003 ha vinto il Premio Teatrale Fersen
con la commedia Dittico acerbo. Si occupa di divulgazione musicale
e artistica, ed è tra i soci fondatori dell’Associazione
Culturale QUATTRO.
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Con
Giovanni Chiara ci siamo incontrati per caso fortuito! Giovanni è
intimo amico di Gianluigi Serravalli e così quando gli è
capitato per le mani il nostro “non iàbbu e non maravìgghia”
(per il cui disco Gianluigi ci ha donato l’immagine del suo quadro
“Bandoneon”) ha voluto dedicarci una delle più belle
recensioni che mai abbiamo ricevuto.
http://www.malanova.org/recensioni/recensioni-ponte-giovannichiara.php
Il nostro amico Giovanni, ci ha dato anche l'onore di essere parte di
uno dei suoi 'quasi polizieschi' racconti, periodicamente pubblicati
su di un mensile milanese di zona: ' QUATTRO' www.quattronet.it
Gli siamo davvero grati per questo!! Con sincero orgoglio ed un pizzico
di commozione, riportiamo qui sotto il racconto e un breve cenno biografico
del nostro amico. Ciao Giovanni!!!
LA
MUSICA DEI “MALANOVA” E L’AMICO RITROVATO
Maggiano ha avuto il trasferimento a Bari.A te sembra una stupidata
e glielo dici. “Che futuro darai ai tuoi figli, a Bari?”
gli domandi. Lui s’adombra. “Commissa’, la pacchia
è finita anche qua, e laggiù con il mio stipendio vado
a fare il signore” ribatte. “Sì, ma laggiù
devi fare finta di non vedere e di non sentire, se fermi un topino che
scippa ti si rivolta contro un quartiere, quelli nessuno li può
toccare” dici. Ti guarda con uno sguardo che non conoscevi. “E
qua gli zingari che borseggiano chi li può toccare? E il resto?
Quante volte abbiamo dovuto lasciar perdere? In Italia chi comanda si
fa le leggi del suo porco comodo, come Berlusconi che l’ho pure
votato, ma con questo esempio che viene dall’alto se a Bari vedo
un topino che scippa una di quelle cretine col naso rifatto, be’,
mi giro dall’altra parte, perché dietro le sue spalle ci
stanno la miseria e l’ignoranza, e lui la legge per non essere
processato non se la può fare” dice. Effetto boomerang:
Maggiano ti ha detto quello che ti ha sempre sentito dire, l’hai
tirato su bene; ma adesso hai un uomo in meno. Come non bastasse, oggi
t’è capitato il guaio, e non ne sei uscito benissimo. Stai
alle calcagna del capo, per i corridoi, cercando di spiegargli cosa
è successo. Lui a un certo punto si ferma e ti ficca oltre il
primo uscio che vi capita accanto. Vi trovate nella stanza di Magri.
“Gualtieri, Gualtieri, vuoi stare attento quando parli? Con il
corridoio pieno di giornalisti…! NoAn si dice più negro,
si dice nero, e tu ti metti a gridare quel negro là, benedetto
Iddio! La stampa è in mano ai comunisti, e a ‘sta gentaglia
non pare vero di sputtanarci” bisbiglia come pregasse.Tu alzi
le spalle. L’oggetto del contendere linguistico non sembra fare
caso a come viene chiamato: negro o nero, è in camera di sicurezza
con un occhio completamente chiuso, il setto nasale appiattito e le
labbra rotte e gonfie. E’ successo in Via Vitruvio.La giornata
era cominciata bene. In Sicilia hai un amico, si chiama Pietro Mendolia.Ha
da tempo formato un gruppo, i Malanova, fior di musicisti che fanno
musica etnica e colta, con in più una voce femminile bella come
poche. Li hai sentiti per caso, anni addietro, quand’eri andato
a Messina per un accompagnamento, e avete fraternizzato. Uscendo di
casa, stamattina, hai trovato nella casella della posta il loro ultimo
CD, Non iabbu e non maravigghia. Te lo sei messo in tasca con la previsione
di passarci la serata, e poiché era il tuo giorno di riposo settimanale
te ne sei andato in Corso Buenos Aires per vetrine. Ed ecco il guaio.
Il vecchietto con la barba che sta seduto accanto a un negozio di calzature
non ha l’aria di chiedere l’elemosina, semplicemente si
propone. Si chiama Bruno, è profugo istriano come tua madre,
anche lui di Pirano. Dice di avere conosciuto tuo nonno, che è
finito dentro una foiba forse ancora vivo, e tu sei cresciuto sentendo
chiamare assassini i comunisti, compari stretti di quelli iugoslavi
di Tito, e vigliacchi i democristiani, che hanno sempre taciuto e fatto
tacere sulla sorte degli italiani in Istria, perciò per te ogni
profugo istriano è sacro. A Bruno dai sempre qualcosa e ci scambi
due parole, lui le sue te le dice in dialetto. Lo tArovi al solito posto.
Sai che gli piacciono gli animali, gli racconti che adesso hai un gatto
che ti tarzaneggia per casa.Lui invece parla del tempo, e dice che alla
Caritas si mangia bene.Gli porgi dieci euro, borbotta che non ti devi
disturbare e li prende.Lo saluti e tiri diritto.Ma un poliziotto è
un poliziotto, certe cose le sente: ti volti senza motivo apparente,
e vedi un colosso zazzeruto di negro che ha afferrato il vecchio per
il collo, facendogli cacciare i dieci euro.Ti precipiti, e finisci sbattuto
contro la vetrina del negozio di scarpe.Torni a lanciarti, ma incontri
un pugno enorme che ti si abbatte sullo sterno.Riparti per la terza
volta.Un pugno ti corre incontro, schivi come puoi, lo prendi sul fianco
e senti poff: miseria porca il CD dei Malanova!Quello si rifà
sotto, ma sbatte contro uno spilungone grigio di capelli che si interpone
tirando pugni che sembrano mazze ferrate, e cade di schiena sul cofano
di un’automobile spruzzando sangue intorno.“Polizia!”
senti intimare dallo spilungone, e un minuto dopo scattano un paio di
manette rosa con i disegnini color lavanda. “Te l’ho sempre
detto, Gualtieri, che fare a botte non è roba per te” dice
lo spilungone, che si chiama Fara ed è un poliziotto, oltre a
essere stato tuo compagno di scuola alle elementari. E’ ossuto,
asimmetrico, con il naso storto e i baffi da moschettiere. “Ehi,
Biancaneve, adesso sono cazzi acidi: resistenza e lesioni a pubblico
ufficiale” dice al negro indicandoti. “Non sapeva chi fossi”
mormori. Fara se ne infischia, e impacchetta l’articolo.“Come
te la passi?” gli domandi ispezionando il CD, che fortunatamente
s’è salvato. Arriva la volante, quelli dell’equipaggio
si sgomitano guardando le manette rAosa. “Sono sospeso. Ho pizzicato
la mia troietta a letto con un altro e li ho fatti blu, e loro mi hanno
denunciato” spiega. Un̵ora dopo sei al cospetto del capo,
che consulta Magri con lo sguardo. “Capisci che questo continua
a dire negro in mezzo a quel pieno di giornalisti che sono venuti per
l’intervista al signor questore?” Magri gongola. “Ti
devi aggiornare, Paolino, sei troppo politicamente scorretto. E così
le stavi anche prendendo, eh?” ammicca soddisfatto. Lo ignori.
“Già che ci siamo: mi serve sempre un altro uomo”
dici al capo. “Lo sappiamo che sei un frocio insaziabile”
ridacchia Magri. Il capo, invece, alza gli occhi al cielo. “Scommetto
che hai già in mente qualcuno” sospira.“Voglio Fara.
Sta alla Sant’Ambrogio, adesso è sospeso.” “Perché
è sospeso?” domanda lui, già in apprensione. Magri
ha impiegato l’ultima ora facendo telefonate, sa tutto.“Violenza
privata e lesioni. Ha le mani lunghe, il nostro Fara-butto, oltre a
essere un puttaniere di prima grandezza e un gran lavativo.” “Ma
porca miseria, Gualtieri, tu i guai te li vai cercando!” sbotta
il capo. “Ne rispondo io” dici. “E meglio mi sento!Qua
serve gente…capace, responsabile, affidabile” salmodia.
“Non so cosa farmene di un leccaculo affidabile e responsabile:
io faccio a botte tutti i giorni per strada, mi serve uno che sappia
menare.” Il capo sbircia Magri, che annuisce. “E vabbe’,
vediamo cosa si può fare con la disciplinare” sospira.
Tu stai pensando a quando a scuola, in quinta elementare, un gruppo
di un’altra classe t’aveva preso di mira, e a quando è
arrivato Fara a metterAe le cose a posto, i capelli in tumulto, i pantaloni
sempre troppo corti sulle caviglie, il golf con i buchi sui gomiti,
e quei suoi pugni che già allora sembravano granito. Per la prima
volta dacché vi conoscete guardi con una certa gratitudine la
grandissima carogna che è Magri, pur sapendo che ti concede Fara
sperando che la combini grossa e tiri a fondo anche te. L’indomani
sei dal sostituto procuratore Antonella Santomauro (vedi “Gli
anziani nel mirino”) che, appurato che con il pestaggio del fermato
hai a che fare tu, non potendo ucciderti vuole almeno guastarti la giornata.
Hai passato la sera precedente ascoltando il CD dei Malanova, ci vai
canticchiando Mi chiami bedda. Chiaro che chi l’ha ispirata non
doveva somigliare a lei, pensi con malvagità ingiusta, perché
la Santomauro avrà qualche difetto, primo fra tutti quello di
odiarti, ma è un tipo. “Commissario, perché ride?”
ti domanda.Da te, dopo quel “guardati dal tasso e dal sostituto
procuratore con il culo basso” (idem “Gli anziani…”)
si aspetta di tutto. “No, così, cose mie” rispondi
scrutandola con il tuo sguardo da bastardo che tanto bene conosce. Dopodiché
finisci come d’abitudine e con indifferenza nel tritacarne: ci
vuole altro che un sostituto procuratore basso di baricentro per impressionarti.
http://www.quattronet.it/gialloquattro.htm
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